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sabato 16 agosto 2008

Il Disturbo ossessivo-compulsivo

Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)

In psicopatologia il termine “ossessione” indica la condizione di essere “sotto assedio” contro la propria volontà e al tempo stesso quella di essere posseduti da un’entità estranea.
Nel linguaggio psicopatologico l’ossessione è definita come una “rappresentazione mentale” che irrompe ed è contro la volontà del soggetto.
Si può parlare di ossessione se si presentano le seguenti caratteristiche:
1. presentarsi continuamente e in modo invasivo nella mente del soggetto, disturbando il corso normale dei suoi pensieri e limitando le sue normali attività. L’impulso si può definire ossessivo se si presenta nei pensieri più volte al giorno (iterazione);
2. essere vissuta dal soggetto come estranea ai suoi pensieri e sentimenti, inaccettabile e incompatibile (estraneità);
3. essere incoercibile, cioè il soggetto è incapace di allontanare o contrastare il pensiero ossessivo (incoercibilità).

Il termine “compulsione” implica il concetto di essere costretti a mettere in atto dei comportamenti contro la propria volontà.
Secondo il DSM-IV la compulsione è definita dalle seguenti caratteristiche:
1. sono comportamenti ripetitivi in risposta ad una ossessione o secondo determinate regole;
2. l’azione serve a contrastare eventi temuti o a neutralizzare una situazione di disagio del soggetto;
3. la persona riconosce che il suo comportamento è eccessivo o irragionevole;
4. pur sperimentando una diminuzione della tensione, il soggetto non prova alcun piacere nella messa in atto del comportamento.

Vella, Siracusano 1991, distinguono tre gruppi di sintomi che definiscono il disturbo ossessivo compulsivo:
1. il soggetto è invaso da idee ossessive che si impongono alla sua mente malgrado egli cerchi di opporsi. Sono rappresentazioni mentali che si intromettono nella coscienza, contro la volontà dell’individuo e che persistono tenacemente, tanto che risulta impossibile scacciarle o modificarle con il ragionamento. Spesso vi è un intenso senso di colpa;
2. il contenuto di coscienza intrusivo e persistente (il dubbio, l’ordine, la pulizia) genera una esistenza oppositiva e la messa in atto di strategie di controllo che si esprimono attraverso le compulsioni (atti ripetitivi finalizzati a ridurre l’ansia e a far persistere l’ossessione);
3. sul piano affettivo il soggetto sperimenta sentimenti di depressione. Negli ossessivi appare alterato il senso del reale, si manifesta un’assenza di decisione, di risoluzione volontaria, di fiducia e di attenzione, l’incapacità di provare un sentimento adeguato in rapporto alla situazione il ritorno verso l’immaginario.

Tra i disturbi correlati al disturbo ossessivo compulsivo troviamo il disturbo del controllo degli impulsi (cleptomania, tricotillomania, piromania, gioco d’azzardo patologico), i disturbi sessuali (parafilie: esibizionismo, voyeurismo, feticismo), i disturbi dell’alimentazione (anoressia, bulimia), i disturbi da tic, i disturbi dissociativi. Le forme patologiche caratterizzate da un discontrollo degli impulsi hanno come caratteristica che gli impulsi sono egosintonici e la loro messa in atto, oltre a ridurre lo stato di tensione, produce nel soggetto un senso di soddisfazione e piacere.

Trattameno psicoterapico: un approccio integrato

1. Terapia cognitivo comportamentale
2. Terapia sistemico relazionale
3. Terapia farmacologia

1. In base alla mia esperienza con soggetti affetti da DOC, la terapia cognitivo-comportamentale aiuta a ridurre la frequenza di pensieri ossessivi e di conseguenza di compulsioni, sviluppando strategie e tecniche che individuano e mettono alla prova le “distorsioni cognitive” del soggetto.
I pensieri automatici dei paziento ossessivo-compulsivi hanno alla base determinate convinzioni o credenze su se stessi e sul mondo:
- esistono comportamenti, decisioni od emozioni giusti e sbagliati
- commettere un errore significa aver fallito, meritare le critiche
- il fallimento è intollerabile
- devo avere il totale controllo del mio ambiente e di me stesso
- la perdita di controllo è intollerabile e pericolosa
- Sono così potente da innescare o prevenire venti catastrofici mediante rituali magici o
ruminazioni ossessive.

2. Dopo aver lavorato sul sintomo, la compulsione, si ricorre al lavoro sul contesto familiare del soggetto. L’obiettivo è quello di lavorare sulle dinamiche relazionali disfunzionali che possono aver dato origine o aver alimentato il sintomo. Come, quando il DOC di un membro della famiglia si è manifestato e in che modo influisce sulla stessa e sui singoli? Questo ci aiuta a capire le origini e la natura del sintomo. Se non cambiano le “regole” della famiglia di un soggetto portatore di una patologia, il lavoro psicoterapico non è completo.
Le reazioni dei membri della famiglia possono essere svariate:
- i genitori si irrigidiscono in un ruolo oppositivo verso i sintomi con richieste molto elevate e con scarsa tolleranza;
- i genitori colludono con i sintomi ossessivo-compulsivo. Sono famiglie “invischiate”, con difficoltà a mettere confini e sono caratterizzate da evitamento del conflitto;

3. Infine la valutazione diagnostica da parte di uno psichiatra, si decide se iniziare un
trattamento farmacologico.
Attualmente sono considerati farmaci di prima scelta nella cura del DOC:
- gli antidepressivitriciclici
- gli antidepressivi serotoninergici (inibitori selettivi della serotonina)

Nel caso di un trattamento farmacologico è necessario:
- formulare un diagnosi precisa
- valutare l’eventuale comorbilità con altri disturbi psichiatrici
- scegliere il dosaggio più idoneo
- programmare la durata del trattamento e monitorare la corretta esecuzione della terapia mediante controlli periodici
- programmare la sospensione graduale della terapia
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