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giovedì 26 luglio 2007

gioco d'azzardo e famiglia

GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO E FAMIGLIA

Definizione del gioco d’azzardo
Il gioco d’azzardo è caratterizzato da tre criteri:
1. La presenza di un montepremi in denaro o un altro oggetto di valore
2. L’irreversibilità di tale messa in palio
3. Il risultato del gioco è dovuto principalmente al caso
Secondo il manuale DSM-IV il gioco d’azzardo patologico è caratterizzato da un comportamento ricorrente e maladattivo tale da compromettere le attività personali, familiari e lavorative del soggetto. Il gioco d’azzardo patologico è una vera e propria “dipendenza”, come la dipendenza da sostanze quali la droga, l’alcol. È una vera e propria “malattia” che va curata.

Gioco e famiglia
Il gioco è il sintomo, il giocatore è il paziente “designato”di una disfunzione nel sistema. Il sintomo ha un significato ambivalente, da un lato manovra per mettere in discussione le regole del sistema familiare, dall’altro può fungere da elemento stabilizzante dell’omeostasi sistemica (equilibrio famigliare).
In alcuni casi avviene che il sintomo diventa il “prezzo” che il sistema è disposto a pagare pur di mantenere immodificate le proprie regole e conservare la rigidità della propria omeostasi.
Il paziente “designato”è il portatore del sintomo, ma in realtà è tutto il sistema famiglia ad essere ammalato.
Il gioco patologico di un membro è un sintomo di qualche cosa che non funziona a livello di comunicazioni e relazioni nel sistema famiglia.
Pur costituendo il gioco patologico di un membro della famiglia un problema grave, la famiglia attraversa le fasi che la portano ad un equilibrio attorno al gioco patologico e dopo aver attraversato un periodo di disorientamento giunge a riorganizzarsi attorno al sintomo.

LE FASI DELLA RIORGANIZZAZIONE
 Negoziazione più o meno solidale del problema
 Tentativi di eliminare il problema
 Famiglia disorganizzata, i membri non sanno come affrontare il problema del gioco
 Esclusione del giocatore quale “capro espiatorio”
 Nuovo assetto organizzativo della famiglia sotto la conduzione dei membri non giocatori

In questo momento il sistema famiglia si è organizzato, si dà nuove regole e stabilisce nuove relazioni attorno al “gioco patologico”. Difficilmente i membri non giocatori saranno disposti al cambiamento, nemmeno di fronte alla riconquista della sobrietà.
Anche qualora il membro giocatore decidesse di curarsi, e di fatto mantiene l’astinenza, non è detto che da quel momento le cose cambino in meglio.
Allora cosa accade a questo punto?
Se il sistema famiglia ha stabilito con il giocatore patologico regole molto rigide, non è disposto al cambiamento e mantiene la sua omeostasi a tutti i costi.
L’astinenza dal gioco non vuol dire risanamento familiare a tutti i costi, in molti casi coincide con un peggioramento in quanto può smascherare dei problemi più profondi non legati al gioco (problemi di coppia, di ruoli e funzioni etc.).
Per potersi rinnovare la famiglia deve imparare nuovamente a organizzarsi con l’astinenza, dato che è un sistema dinamico ed aperto, può trovare un nuovo equilibrio “un nuovo modo di stare insieme” senza il gioco patologico.



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mercoledì 18 luglio 2007

La struttura della famiglia

La struttura della famiglia: modelli transazionali, sottosistemi, confini

La struttura familiare è l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti della famiglia interagiscono. Una famiglia è un sistema che opera tramite modelli transazionali che regolano il comportamento dei membri di una famiglia. Esempio di modello è quando una madre dice al figlio di mangiare la pasta e lui obbedisce, questa interazione definisce chi è lei rispetto a lui e viceversa, in quello specifico momento e contesto. Operazioni ripetute costituiscono un modello transazionale.
La struttura della famiglia deve essere capace di adattarsi se le situazioni cambiano (ad esempio durante le fasi del ciclo vitale in cui viene richiesto alla famiglia di adattarsi al cambiamento richiesto dalla fase stessa). La sopravvivenza della famiglia come sistema dipende da una gamma sufficiente di modelli, dalla disponibilità di modelli transazionali alternativi e dalla flessibilità di mobilitarli quando è necessario. La famiglia entra in “crisi” quando i modelli transazionali non mostrano una “flessibilità” tale da adeguarsi alla situazione nuova che la famiglia si trova ad affrontare.
Il sistema familiare differenzia e svolge le sue funzioni per mezzo di sottosistemi. Gli individui sono sottosistemi in una famiglia. Ogni individuo appartiene a diversi sottosistemi, in cui ha diversi gradi di potere e capacità differenziate.
I confini di un sottosistema sono le regole che definiscono chi partecipa e come.
Perché la famiglia funzioni bene, i confini tra i sottosistemi devono essere “chiari” e sufficientemente “flessibili”, in modo da permettere l’assestamento quando le situazioni interne ed esterne alla famiglia cambiano.
Famiglie disimpegnate: quando i confini sono eccessivamente rigidi tanto da compromettere la comunicazione tra i sottosistemi;
famiglie con confini chiari;
Famiglie invischiate: quando la distanza diminuisce e i confini si confondono; la differenziazione del sistema familiare si indebolisce.
Nel funzionamento dei confini questi due estremi sono appunto chiamati, invischiamento e disimpegno ed ogni famiglia può essere collocata lungo un continuum che sta tra i due poli rappresentati rispettivamente tra i due estremi: confini diffusi o eccessivamente rigidi.
Un esempio: il sottosistema madre-figli può tendere verso l’invischiamento e il padre può prendere una posizione disimpegnata riguardo ad essi, diventando così una figura periferica.. Tale situazione può avere conseguenze negative sull’autonomia dei figli, sul loro svincolo dalla famiglia d’origine, con il possibile sviluppo del “sintomo”.
Compito del terapeuta della famiglia sarà quello di fungere da costruttore di confini, chiarificando i confini invischiati e sciogliendo quelli eccessivamente rigidi. La sua valutazione dei sottosistemi familiari e dell’appropriato funzionamento dei confini, fornisce un quadro diagnostico della famiglia e serve ad orientare i suoi interventi terapeutici.

Riferimento bibliografico
Minuchin S., Famiglie e Terapia della Famiglia, Astrolabio1976, Roma.



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venerdì 6 luglio 2007

Sessualità e Intimità nella coppia

Sessualità e Intimità di coppia

La sessualità
Nella relazione sessuale vanno considerati due termini: assenso e consenso.
Assenso nei termini di un’approvazione liberamente espressa o apertamente concessa;
Consenso che implica una conformità di intenti, di voleri; dal latino consensum derivato di consentire, sentire insieme.
Perché si giunga ad una relazione sessuale è necessario che i due partner maturino almeno due convinzioni: a) che esso possieda le caratteristiche ritenute necessarie alla realizzazione del proprio obiettivo, sia essa un’avventura occasionale, una relazione più stabile o la realizzazione delle mitiche aspettative fusive nel matrimonio; b) che sia pronto a mettere a disposizione le sue desiderate differenze.
Uno degli aspetti fondamentali nel rapporto intimo tra due persone è la fiducia, quell’atteggiamento cioè per il quale si vive un senso di affidamento e di sicurezza, che origina dalla speranza o dalla stima fondata su qualcuno. Non è un caso che per indicare la capacità di vivere un’esperienza sessuale, si possa usare il termine abbandonarsi.
Ma che cosa significa “di te mi fido?”.
La fiducia è la certezza di non essere traditi. Fidarsi, affidarsi e confidarsi provengono dalla stessa natura, quasi a significare che c’è una comunicazione confidenziale solo quando si sperimenta un’atmosfera di rispetto e di sicurezza. Per un rapporto di intimità e confidenza è necessario che la persona possa permettersi di essere se stessa, senza indossare maschere, senza recitare parti, senza dovere necessariamente soddisfare le aspettative altrui.
Ma siamo disposti a correre il rischio della vulnerabilità?.
La fiducia è un atteggiamento orientato al futuro: si fonda sull’aspettativa che l’altro metterà a mia disposizione la sua desiderata differenza, senza riserve e senza condizioni, capaci di indurmi frustrazione e sofferenza. In una relazione questo atteggiamento di fiducia non rimane circoscritto all’area sessuale: ciascuno dei due partner tende a cogliere nell’altro, ciò che più corrisponde alle sue attese e ad escludere quello che non si accorda con esse.
Un latro aspetto importante della sessualità è il gioco di potere.
Ad esempio, manifestare il desiderio significa mostrare la propria dipendenza dall’altro, significa riconoscere all’altro un potere su di noi; ma quanto siamo disposti ad accettare di lasciarci andare al potere dell’altro? Molto spesso dietro alle accuse sessuali, emerge il conflitto di potere che ha inquinato l’area sessuale: chi ha il diritto di dire quando e come si fa l’amore?. Ed è così che la lotta di potere può investire la sessualità determinando disfunzioni anche gravi tra la coppia.
Un altro esempio: una componente importante del piacere nella relazione sessuale è la constatazione del piacere che si procura all’altro. In questa circostanza sia ha la percezione che il piacere dell’altro costituisce una retroazione che aumenta il proprio coinvolgimento ed il proprio piacere personale ed inoltre si percepisce il potere che si ha sull’altro, dalla capacità che si ha di sconvolgerlo.
Se la relazione di coppia tende a divenire una relazione di potere, le sue caratteristiche fondamentali, reciprocità e pari titolarità, risultano minate.

Sessualità e intimità
Il sesso può fornire un linguaggio molto chiaro all’interno del quale possono trovare posto molti altri aspetti della vita della coppia, come il piacere, l’eccitazione, la paura,il potere sull’altro, l’essere usati dall’altro, la giocosità, l’avventura, l’intimità, la libertà, il legame……
Quando è che si parla di intimità di coppia:
1. non significa sentire allo stesso modo ma significa poter potenziare e dispiegare le proprie capacità individuali per arricchire la relazione di due differenti sensibilità (in altre parole, intimità e condivisione sono raggiungibili accettando e rispettando se stessi e l’unicità dell’altro);
2. lasciare che l’altro ci veda per quello che siamo, evitando di cadere nella tentazione di voler sempre apparire adeguati o perfetti e sopportando di sentirci vulnerabili ed esposti alla possibilità di un rifiuto;
3. capacità di condividere i dolori e il timore di essere feriti;
4. tollerare che quanto più un legame è stretto, tanto più alta è la possibilità di ferire ed essere feriti;
5. è importante la libera espressione dei sentimenti

Quello che ostacola l’intimità di una coppia è: la paura di dipendere dall’altro, il bisogno di indipendenza e il timore di esprimere i sentimenti o la propria debolezza. In questa situazione il soggetto non si riesce ad “abbandonarsi” all’altro e questo crea isolamento nella coppia.



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