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lunedì 15 giugno 2009

Quando un figlio sta male……….

L’invio.
I genitori possono essere inviati da latri professionisti o presentarsi di propria iniziativa. È fondamentale rispondere prontamente all’invio, dal momento che il funzionamento relazionale di genitori e figli che vivono in condizione di costante tensione può deteriorarsi rapidamente. Inoltre una risposta fornita con il giusto tempismo permette al terapeuta di effettuare una prima valutazione dei rischi che il bambino corre nell’immediato. Il primo contatto con il terapeuta avviene telefonicamente, perché è questo il momento in cui una persona comincia ad interessarsi alle preoccupazioni per se stesso e per il bambino.
La prima seduta.
In questa fase è fondamentale per il terapeuta capire quali sono i veri motivi della richiesta di aiuto.
a. Problemi del bambino: ci si riferisce a tutte le problematiche direttamente attribuibili al bambino (difficoltà di regolazione nell’alimentazione, difficoltà comportamentali, gli scoppi di rabbia, una eccessiva dipendenza etc…).
b. Problemi del genitore: è frequente che una famiglia venga segnalata quando di ritiene che le problematiche legate alla salute del genitore e al suo stato mentale rappresentino un rischio potenziale per lo sviluppo del bambino. Un esempio è quando il genitore è troppo assorbito dai propri stati affettivi e non è in grado di riconoscere i bisogni del figlio né di rispondere ad essi. A questo comportamento del genitore, il bambino potrebbe rispondere imparando ad adattarsi alla mancanza di disponibilità del genitore ritirandosi dalla relazione e facendo ricorso all’autostimolazione e all’autoconsolazione.
c. Problemi della relazione con il bambino: ci sono casi in cui la relazione con il bambino si presenta come problematica sin dall’inizio. Per esempio una madre potrebbe riferire di non aver stabilito un legame con il proprio figlio. Sono genitori che non sono in grado di creare nella propria mente lo spazio per preoccuparsi del figlio, spesso non riescono ad adattarsi ai suoi bisogni precoci e a farsi coinvolgere in una relazione connotata da un investimento emotivo molto forte. È molto importante che il bambino senta che qualcuno si occupa dei suoi stati fisici e mentali, comunicandogli la sensazione di essere al sicuro.
d. Problemi della coppia genitoriale: la relazione di coppia può rappresentare la ragione iniziale per la consultazione, per esempio quando sia in corso una separazione. In altri casi dietro una qualche preoccupazione per il figlio, si nasconde una situazione problematica di coppia.

La fase intermedia della terapia.
La chiave del cambiamento nella relazione genitori-bambino è racchiusa nella fase intermedia della terapia, quando tutti i pazienti sono sempre più coinvolti. Questa fase può aver inizio anche se non è ancora completamente consolidata l’alleanza terapeutica. Anche il bambino a sua volta assorbe le emozioni che circolano nella stanza di terapia, costruisce la sua relazione con il terapeuta e nutre un’aspettativa sull’aiuto che può riceverne.
Una volta che il legame terapeutico si è stabilizzato, emergono con maggiore chiarezza gli “stili relazionali” di bambini e genitori. Compito del terapeuta è di “restituire” ai pazienti le “interazioni” così come le osserva, come se fosse possibile vederle al rallentatore per esaminare i dettagli impercettibili ad un primo esame.
La conclusione della terapia.
La decisione di porre fine al trattamento attiva nella relazione tra terapeuta, genitori e bambino uno stadio caratterizzato molto spesso dall’improvvisa comparsa di sentimenti regressivi ed emozioni primitive, ad esempio l’ansia da separazione. Uno dei compiti evolutivi del bambino è quello di imparare a gestire le continue separazioni che affronta ogni giorno: deve accettare che i genitori lo possono lasciare anche da solo per un po’ di ore, imparare che arriva il momento di andare a dormire o sapere aspettare se non riceve una risposta immediata alle sue richieste. Durante la terapia i genitori e il bambino condividono le separazioni rappresentate dalla fine di ogni seduta seguite dal ricongiungimento nella seduta successiva. L fase conclusiva permette di assimilare queste esperienze e prepara ad un ultimo saluto, a cui non seguirà un ritorno per la seduta successiva.
Questa fase fornisce al bambino e al genitore la preziosa opportunità i percepire, comprendere e digerire i sentimenti di separazione e di perdita.
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