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mercoledì 18 luglio 2007

La struttura della famiglia

La struttura della famiglia: modelli transazionali, sottosistemi, confini

La struttura familiare è l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti della famiglia interagiscono. Una famiglia è un sistema che opera tramite modelli transazionali che regolano il comportamento dei membri di una famiglia. Esempio di modello è quando una madre dice al figlio di mangiare la pasta e lui obbedisce, questa interazione definisce chi è lei rispetto a lui e viceversa, in quello specifico momento e contesto. Operazioni ripetute costituiscono un modello transazionale.
La struttura della famiglia deve essere capace di adattarsi se le situazioni cambiano (ad esempio durante le fasi del ciclo vitale in cui viene richiesto alla famiglia di adattarsi al cambiamento richiesto dalla fase stessa). La sopravvivenza della famiglia come sistema dipende da una gamma sufficiente di modelli, dalla disponibilità di modelli transazionali alternativi e dalla flessibilità di mobilitarli quando è necessario. La famiglia entra in “crisi” quando i modelli transazionali non mostrano una “flessibilità” tale da adeguarsi alla situazione nuova che la famiglia si trova ad affrontare.
Il sistema familiare differenzia e svolge le sue funzioni per mezzo di sottosistemi. Gli individui sono sottosistemi in una famiglia. Ogni individuo appartiene a diversi sottosistemi, in cui ha diversi gradi di potere e capacità differenziate.
I confini di un sottosistema sono le regole che definiscono chi partecipa e come.
Perché la famiglia funzioni bene, i confini tra i sottosistemi devono essere “chiari” e sufficientemente “flessibili”, in modo da permettere l’assestamento quando le situazioni interne ed esterne alla famiglia cambiano.
Famiglie disimpegnate: quando i confini sono eccessivamente rigidi tanto da compromettere la comunicazione tra i sottosistemi;
famiglie con confini chiari;
Famiglie invischiate: quando la distanza diminuisce e i confini si confondono; la differenziazione del sistema familiare si indebolisce.
Nel funzionamento dei confini questi due estremi sono appunto chiamati, invischiamento e disimpegno ed ogni famiglia può essere collocata lungo un continuum che sta tra i due poli rappresentati rispettivamente tra i due estremi: confini diffusi o eccessivamente rigidi.
Un esempio: il sottosistema madre-figli può tendere verso l’invischiamento e il padre può prendere una posizione disimpegnata riguardo ad essi, diventando così una figura periferica.. Tale situazione può avere conseguenze negative sull’autonomia dei figli, sul loro svincolo dalla famiglia d’origine, con il possibile sviluppo del “sintomo”.
Compito del terapeuta della famiglia sarà quello di fungere da costruttore di confini, chiarificando i confini invischiati e sciogliendo quelli eccessivamente rigidi. La sua valutazione dei sottosistemi familiari e dell’appropriato funzionamento dei confini, fornisce un quadro diagnostico della famiglia e serve ad orientare i suoi interventi terapeutici.

Riferimento bibliografico
Minuchin S., Famiglie e Terapia della Famiglia, Astrolabio1976, Roma.



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