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venerdì 29 gennaio 2010

La coppia genitoriale

I bambini devono avere accesso ad entrambe i genitori.
Molto spesso sono le donne ad occuparsi maggiormente dei figli. Teniamo conto certamente del periodo della gravidanza e di quanto una donna si senta già mamma e poi il periodo post parto, il momento dell’allattamento, il rimanere a casa con il neonato per mesi prima di tornare a lavoro. Sono tutti elementi che rendono il rapporto tra madre e figlio molto stretto e intenso. Da qui può sorgere la difficoltà di un papà di entrare a far parte di questo rapporto.
Se i padri vengono esclusi dal rapporto o si escludono loro stessi, le conseguenze possono essere:
 La madre si sente abbandonata ed il padre la giudica incompetente nel rapporto con il figlio.
 Il padre si sente sminuito e poco importante, tutto ciò che riguarda i figli è compito della madre.
 I figli iniziano ad occuparsi dei bisogni della madre (diventano “madri” o “compagni della madre”) e tutto questo porta ad una maggiore distanza nella coppia e il bambino a prendere un ruolo che non gli compete ed a caricarsi di responsabilità non sue.

I figli hanno bisogno di entrambe i genitori. Essi devono agire “insieme” nel rapporto con loro e soprattutto non uno contro l’altro. Questo presuppone che essi si rispettino nel loro modo di essere genitori. L’effettivo rispetto si evidenzia quando un genitore accoglie con benevolenza il comportamento del partner nei confronti dei figli e non interviene per correggerlo davanti al figlio.
Un’altra cosa molto importante è che all’interno della famiglia, la coppia genitoriale deve ritagliarsi uno spazio per la coppia marito e moglie. Essi devono creare e proteggere spazi e tempi da sfruttare solo per se stessi.
Alcune donne si rassegnano, si sottomettono al proprio destino nel senso che si assumo il carico della gestione dei figli, della casa, del lavoro e portano per anni il peso del “carico” fino ad esplodere. Sono donne che difficilmente sanno chiedere aiuto, sono donne “forti” ma non abbastanza da portare troppo a lungo un peso del genere sulle proprie spalle.
Dall’altra i mariti-padri, si sentono sempre più estranei a casa, hanno sempre meno da dire e la vita sessuale diventa sempre meno frequente: si crea uno sbilanciamento di potere e la coppia entra in una crisi coniugale.
Quando vengono in terapia è perché arrivano nel corso di una “crisi”.
In genere la donna riporta sentimenti di rabbia per non sentirsi compresa dal compagno come donna e non sentirsi aiutata abbastanza come mamma. Dall’altra anche l’uomo non si sente più compreso da lei e sente che è stato tagliato fuori da quel rapporto così intimo tra madre e figlio, quel figlio che sembra aver preso il suo posto, quello di “compagno della madre”.
Lei: “per tutti questi anni ho fatto tanto per la famiglia ma tu non ti sei mai accorto di nulla, ora sono stanca, non provo più sentimenti di amore per te”.
Lui: “ma io ho sempre cercato di aiutarti e starti vicino ma tu non me lo hai permesso; io lavoravo e tornavo tardi per portare i soldi a casa, per la nostra famiglia; se non ci pensavo io che ci pensava?”.
La terapia di coppia aiuta i due a riscoprirsi di nuovo come partner, ad ascoltarsi l’uno con l’altro forse come mai non avevano fatto prima e cioè nell’essere più schietti ed espliciti nei propri bisogni. A ritrovare o a trovare quella complicità non solo come coppia di partner ma anche come coppia genitoriale, senza più quei giochi di potere che “servivano” a ferire l’altro/a.
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