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venerdì 2 novembre 2007

Il ciclo di vita della famiglia

La famiglia è un sistema vivente, il cui sviluppo avviene per “stadi” all’interno della dimensione tempo: essa passa attraverso una serie di “epoche” , ognuna consiste in un “periodo di transizione”.
Durante le transizioni si verificano profonde trasformazioni psicologiche e a livello strutturale.
Nel corso del suo ciclo di vita, ogni gruppo familiare passa attraverso una serie di stadi che richiedono dei cambiamenti di ruolo intrafamiliari, dall’altra parte il coinvolgimento dei singoli membri in altri sistemi sociali (scuola, mondo del lavoro etc..) fa si che ogni soggetto, di fronte a determinati “passaggi” debba affrontare dei cambiamenti del proprio ruolo, proprio perché tale fase lo richiede.
Le sei fasi del ciclo vitale secondo Carter e Mc Goldrick sono:
1. la fase antecedente la formazione della famiglia
2. la fase iniziale di formazione della famiglia (il momento di formazione della coppia per Minuchin)
3. lo stadio con bambini in giovane età
4. lo stadio in cui i figli hanno lasciato la scuola e sono adolescenti, alcuni lavorano e altri no
5. uno stadio più avanzato della vita della famiglia in cui i figli sono adulti e si distaccano
6. la famiglia nella fase terminale, quella del pensionamento e della vecchiaia

1. Nella fase precedente la formazione della famiglia, è indispensabile il “distacco emotivo” del giovane dal gruppo di origine e ciò si concretizzerà attraverso la differenziazione e definizione del proprio sé rispetto ai familiari, nell’ambito del lavoro e delle relazioni con i pari.
2. Nel secondo momento, quello della coppia da poco sposata, un lavoro positivo di ristrutturazione, deve portare all’organizzazione del sistema coniugale e si devono “ridefinire” le relazioni con le famiglie estese e con i gruppi di appartenenza dei coniugi.
Si può verificare che in alcune famiglie, uno o entrambe i membri della coppia non hanno rielaborato in modo costruttivo, il distacco dalla propria famiglia di origine (scarsa differenziazione), per cui risulta limitata la capacità di realizzare un efficace coinvolgimento nel nuovo gruppo familiare, e da qui possono sorgere problemi all’interno della nuova coppia.
3. Nel terzo stadio, quello della famiglia con bambini piccoli, il processo emozionale centrale è l’accettazione di questi come nuovi membri del sistema. In altri termini, vuole dire: la formazione del sottosistema genitoriale, il riassestamento di quello coniugale per fare spazio ai figli e la riformulazione con la famiglia trigenerazionale, entro la quale andranno “rinegoziati” i ruoli dei genitori e nonni.
4. Nella famiglia con adolescenti, deve essere aumentata la flessibilità dei confini all’interno della famiglia, per permettere l’indipendenza dei giovani. Se ciò avviene, l’adolescente si sentirà libero di entrare e uscire dal sistema famiglia senza nessun tipo di condizionamento o di costrizione.
5. Nel quinto stadio, quello dei figli adulti, il processo emozionale centrale sarà l’accettazione di un numero sempre maggiore di movimenti in uscita da e di entrata nel sistema: in pratica ciò comporterà nuovi interessi entro il sottosistema coniugale degli adulti, lo sviluppo di relazioni alla pari tra genitori e figli adulti e la ridefinizione di relazioni per includere nipoti e generi/nuore.
6. Il sesto momento, quello dello slittamento dei ruoli generazionali, del mantenimento del funzionamento di coppia, del riconoscimento di un ruolo più centrale alle generazioni di mezzo, i figli, da parte dei quali ci sarà supporto delle generazioni più anziane senza però invadere i loro spazi.

Quello che intendo sottolineare, riguardo le fasi di vita di ogni famiglia, è che è indispensabile avere la flessibilità di cambiare i ruoli dei singoli membri e la flessibilità di cambiare la “struttura” della famiglia per arrivare ad un nuovo equilibrio che sappia fare fronte davanti al “cambiamento” (Minuchin S., 1976, Famiglie e Terapia della Famiglia) .
In tutto ciò però è fondamentale che ogni singolo membro abbia superato con successo la fase della “differenziazione” dalla famiglia di origine. Differenziazione nel senso di “distacco emotivo”, il che non vuole dire “taglio” ma la consapevolezza che posso formare una nuova famiglia o coppia senza sentirmi limitato o costretto nei confronti della mia famiglia di origine. Senza provare sensi di colpa o sentire che sono in “debito” ( Boszormenyi-Nagy Lealtà Invisibili,1988) nei loro confronti, perché ciò non mi permetterebbe di essere libero, nel senso di “differenziato” ( Bowen M., 1979, Dalla famiglia all’individuo. La differenziazione del sé nel sistema familiare intergenerazionale).

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1 commento:

A.C. ha detto...

Ho scoperto ora questo blog, e l'ho messo subito nel segnalibri. Purtroppo sono separata con separazione giudiziale, durissima, terribile, di cui ho avuto la sentenza definitiva giusto questa estate...con esiti a me favorevoli, economicamente... Ma 5 anni fa iniziò con un abbandono da parte di mio marito, improvviso, senza che me l'aspettassi, perchè non preceduto da litigi o disaccordi di alcun genere: senza spiegazioni, senza posibilità di dialogo né di chiedere "perché" da parte mia. Ho avuto per 2 anni incubi in cui chiedevo continuamente perché al mio ex marito... e da allora, da 5 anni, sono sola, senza amici, senza aver più avuto nemmeno la lontana parvenza di una relazione sentimentale, o affettiva. Non ci sono figli. Non amo più mio marito da tanto tempo, ormai, direi di averlo dimenticato, o perlomeno mi è indiffernte..mai più visto.
Ma sono consapevole di essere rimasta traumatizzata fortemente da quell'abbandono, e la mia situazione attuale non mi aiuta, sono tornata nella famiglia d'origine, coi miei genitori dai quali ero scappata col matrimonio: un'inferno, che devo tollerare perché pagare un affitto, con tutte le spese che ho avuto per me è impossibile.
Chiedo scusa per questo, che più che un commento sembra una mail... ho anch'io un blog su blogspot, in cui qualsiasi cosa di personale è tabù, mai parlerei di queste cose mie, che tengo strette dentro di me, e di cui mi vergogno: mi piace parlarvi di film, una delle piccole cose della vita che offrono due ore di distrazione.
A presto, e scusate lo sfogo