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sabato 26 settembre 2009

“Litighiamo per ogni sciocchezza e poi da una lite arriviamo a farci la guerra”.

Molto spesso sento dire dalle coppie in terapia che non si fa altro che litigare, litigare, litigare, arrivando ad esplosioni di rabbia enorme da entrambe le parti; “non siamo mai arrivati a tanto, non mi riconosco più”.
Il più delle volte non è tanto quello che si dice a ferire ma il “come” vengono dette le cose.
Faccio un esempio. L’uomo che durante un litigio si sente sfidato dalla compagna, non fa altro che dimostrare di aver ragione e con questo finisce di essere affettuoso, diventando ostile. È ciò che porta a ferire la compagna.
Quando invece è la donna a sentirsi sfidata, ella adotta un atteggiamento verbale diffidente e improntato al rifiuto. È ciò che porta a ferire il compagno.
Quasi sempre non ci si accorge, perché troppo presi a farsi la guerra, di quanto tale comportamento porti a ferire sia l’uno che l’altro. Utile in terapia è registrare le sedute e poi far riascoltare alla coppia la cassetta. Riascoltandosi mostrano sorpresa nel sentire certe espressioni e toni e modi di parlare all’altro/a.
Durante un litigio l’uomo usa le armi del rimprovero, del giudizio e della critica, ha la tendenza ad urlare (e questo porta ad intimidire la compagna) e a dare libero sfogo alla rabbia. In questo modo la partner, intimidita, si ritira e si chiude in se stessa arrivando a perdere la fiducia nel compagno che a sua volta si ammutolisce e perde via via la capacità di provare interesse e amore per lei. La conclusione è che forse è meglio non parlare di certi argomenti altrimenti si arriva di nuovo alla lite. Apparentemente le cose per un po’ sembrano andare bene ma è solo una illusione, perché non si fa altro che tenersi tutto dentro e aspettare il pretesto per “rinfacciare”.
Di solito per dimenticare i sentimenti che fanno male e di cui è meglio non parlare, l’uomo si getta sul lavoro, sul cibo o cade in altre forme di dipendenza (ad esempio la dipendenza da gioco d’azzardo).
Dall’altra la donna si stampa un sorriso sul viso, mostrando a se stessa e agli altri la soddisfazione di stare bene. Con il tempo però, il suo risentimento cresce, continua a dare al compagno ma senza ricevere nulla di cui ha bisogno. Questo succede perché lei ha difficoltà a chiedere per se stessa, non riconoscendo i suoi bisogni!. Allora prenderà su di sé la colpa e la responsabilità di qualunque cosa stia turbando il partner, però senza andare mai a fondo al motivo dello stare male. Il loro principale obiettivo è quello di essere ammirate da tutti “sei veramente brava, se non fosse per te che pensi a tutto!”; ma così facendo rinunciano alla propria identità (le codipendenti).

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