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venerdì 27 novembre 2009

Il bambino che fa il bullo

Si parla di bullismo quando uno o più individui si divertono utilizzando il proprio potere per molestare ripetutamente e gravemente una o più persone. Il bullismo comprende vari comportamenti: il bullismo fisico, quello verbale e il bullismo relazionale.
Il bambino incline al bullismo presenta gravi problemi di impulsività e di inadeguata espressione dell’aggressività, ha difficoltà di sentirsi di far parte della comunità scolastica. Il bullo individua un altro bambino più “debole” e lo fa diventare il suo bersaglio da colpire ogni volta lui decide di farlo. Si sente superiore e rifiuta l’altro perchè si giudica migliore di lui e quindi in diritto di tormentarlo. Nel momento in cui un comportamento bullistico non viene riconosciuto e affrontato, rimane la possibilità che da adulto possa diventare un violento; non sarà da meno un bambino che è stato vittima di un atto di bullismo. Chi subisce ripetuti atti di bullismo tende a sviluppare sintomi depressivi, bassi livelli di autostima, sentimenti di paura e stati ansiosi. Essi provano vergogna e imbarazzo nel parlare del loro problema ma quanto più si isolano tanto più cadono nel loro stato di angoscia. I sintomi di ansia che possono manifestare sono l’insonnia, gli incubi, i tic, l’eccesso di nervosismo e il rifiuto di andare a scuola. Inoltre possono manifestare mancanza di appetito, problemi gastrointestinali, dermatiti etc. Dall’altra, i bambini che si comportano da bulli, nonostante l’apparente fiducia in se stessi, hanno un livello di autostima basso e sebbene sembra che si piacciano, è dimostrato che solo le situazioni da cui possono ricavare un senso di superiorità o di controllo sugli altri, riescono a farli stare meglio, a placare la loro inquietudine. Nella maggior parte dei casi di bullismo, ci si concentra sul bambino che ha subito l’aggressione ma altrettanto importante è dedicarsi al “bullo” attraverso un lavoro di collaborazione tra la famiglia, la scuola e gli operatori del sociale (psicologi, assistenti sociali…), perché spesso dietro un atto di bullismo, ci sono messaggi, tra cui quello di richiesta di attenzione. I genitori vanno aiutati ad affrontare il problema. Spesso quando scoprono che un figlio fa il bullo, si preoccupano perché temono che non impari a stare bene con gli altri e vivono l’ansia di essere convocati a scuola in seguito ad un nuovo episodio di abuso. Non capiscono perché i figli si comportino male e si sentono in difficoltà per il loro insuccesso nel limitare il comportamento aggressivo dei figli. Questi genitori vanno aiutati a chiedere aiuto a persone specializzate sia per capire cosa c’è dietro il comportamento da bullo sia per imparare quali sono le strategie migliori da adottare per fronteggiare la situazione. Ci sono poi genitori che sottovalutano il problema, arrivando anche a giustificare il comportamento dei loro figli e questo atteggiamento non fa che peggiorare tutta la situazione a casa e a scuola. Dall’altra, come si deve comportare invece un genitore di un bambino vittima di bullismo?. Anche in questo caso i genitori vanno guidati, perché un atteggiamento iperprotettivo potrebbe essere nocivo e portare il bambino a sentirsi insicuro e debole ma anche un atteggiamento troppo duro portarlo a non sentirsi compreso e a sottovalutare la sua richiesta di aiuto.
Le situazioni vanno valutate caso per caso, con particolare attenzione al bambino che sia il bullo che sia la vittima, in relazione al contesto casa, scuola e al contesto socio-culturale.
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