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lunedì 14 marzo 2011

J.Bowlby e la terapia familiare

In un articolo intitolato “Reazioni circolari nella famiglia e in altri gruppi sociali”, Bowlby parla di “circoli negativi della nevrosi” nei quali “genitori insicuri creano figli insicuri che crescendo creano una società insicura che a sua volta crea altri genitori insicuri” e in contrasto a tutto ciò indica i circoli positivi della salute e del bisogno di “un grande sforzo terapeutico: quello di ridurre la tensione e di promuovere la comprensione e la cooperazione tra i gruppi di esseri umani”.
Le idee di Bowlby sono state sviluppate in Gran Bretagna da John Byng-Hall (1991) che si è occupato di aspetti spaziali dell’attaccamento che possono essere illustrati dalla metafora del porcospino di Schopenhauer come un’immagine del dilemma “troppo lontano-troppo vicino” all’interno delle famiglie.
Un certo numero di porcospini si raggruppano in un freddo giorno di inverno tentando di riscaldarsi; ma non appena cominciarono a pungersi l’uno con l’altro con i loro aculei furono obbligati a disperdersi. Tuttavia il freddo li spinse ad avvicinarsi nuovamente ma si ripeté la scena precedente. Alla fine dopo che per molte volte si erano raggruppati e dispersi scoprirono che la cosa migliore per loro sarebbe stata quella di rimanere a poca distanza gli uni dagli altri. (citato in Melges, Swartz, 1989).
Byng-Hall (1991), da una prospettiva neuropsichiatrica infantile, vede il paziente sintomatico in una famiglia che non funziona comportarsi come la zona cuscinetto tra i genitori porcospini: quando i genitori cominciano ad allontanarsi il bambino sviluppa sintomi che li fanno riunire e quando di converso essi diventano pericolosamente vicini egli si insinua tra di loro alleviando i pericoli immaginari dell’intimità. Byng-Hall (1985) vede i presupposti e gli assunti che i partner portano dalle loro “famiglie d’origine” nelle loro “famiglie di procreazione” in termini di “copioni familiari”; più precisamente “pattern di interazione o danza” (Minuchin, 1974) che un individuo si aspetta da sé e da coloro che gli sono vicini. La psicoterapia con i suoi obiettivi fondamentali (il bisogno di fornire una base sicura, l’aiuto dato alle persone nell’esprimere e venire a patti con la rabbia e le delusioni, cose che possono essere viste nei termini della protesta della separazione, l’aiuto a raggiungere l’integrazione e la coerenza all’interno di se stessi e con la propria famiglia), rappresenta un tentativo di intervenire in questo ciclo per mezzo dell’alterazione di un “pattern di relazione”.
La relazione terapeutica diviene un’importante opportunità di sperimentare, nel tentativo di cambiare i modelli di relazione abituali in un contesto che non è il solito.
Lavorando nel processo terapeutico sulle relazioni significative dell’individuo con il mondo circostante ma soprattutto sulla relazione che stabilisce con il terapeuta, è possibile cambiare anche il suo modo di intervenire nel sistema dei rapporti familiari.
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